Fenomenologia della segretaria evoluta

Di 21/05/2014 Racconti One Comment

Qualche considerazione personale sulla figura dell’organizzatore/coordinatore di progetti.

Molto spesso mi sono sentita come una segretaria evoluta.

Abbandonate le frustrazioni che sempre offuscano la vista, ho fatto alcune riflessioni sulle mansioni, sulle competenze, sulle richieste collegate a questa specifica professione e mi sono accorta che le cose stanno in modo diverso. Questo è il mestiere del dietro le quinte, di chi tiene insieme i pezzi o del Signor Wolf (che i pezzi li fa sparire).

È il mestiere di chi sa navigare a vista perchè le cose non vanno mai così come le hai programmate e allora devi inventarti un piano B, un coniglio da far saltar fuori dal cilindro, o comunque un qualcosa che permetta di arrivare al tuo obiettivo.

È il mestiere del “non esistono problemi, esistono solo opportunità” in omaggio a Ultimo atto d’amore, Alda Merini e Mimmo Rotella.

È il mestiere dei rompiballe che devono fare rispettare le scadenze e portare le cose là dove devono stare e, spesso non vogliono stare.
In questo ambito però la dinamica del generale a mio avviso non funziona. Se c’è una cosa di cui sono fermamente convinta è che, perchè tutto funzioni, occorre saper ascoltare, comprendere, dialogare, spesso trovare un compromesso, sentire gli umori, prevederli, dire le cose nel modo giusto, scegliere le parole migliori, motivare, far sentire le persone parte del tutto. Bisogna avere la consapevolezza che ogni minuscolo ingranaggio che ha contribuito al progetto è stato fondamentale: chi crea, come chi fotocopia.
Quindi una buona agenda, da sola, non basta.
Serve almeno uno smartphone.
Se poi ci sono anche empatia, tenacia e visione, il gioco è fatto.

Un commento

  • francilor ha detto:

    Insomma…ci vogliono attributi e gentilezza. In egual misura